I l T e r r i t o r i o
I r p i n i a
L’Irpinia si estende nella parte centro-orientale della Campania: un susseguirsi di valli e alture su cui s’inerpicano corsi d’acqua, compresa nella provincia di Avellino. Si estende sulla parte centro-orientale della Campania, non ha uno sbocco al mare e presenta un territorio prevalentemente montuoso-collinare. È caratterizzata da notevole variabilità delle caratteristiche pedoclimatiche, che deriva principalmente dalla presenza delle catene montuose del Paterino e del Terminio che ne attraversano tutto il territorio e che danno luogo ad una serie di tipologie viticole diverse tra loro. I terreni dell’area irpina presentano un’ampia variabilità, in funzione della loro collocazione. Dal punto di vista della giacitura dei suoli, la provincia di Avellino è la più disforme della Campania, essendo caratterizzata da un continuo succedersi di montagne, colline e pianure, intervallate da corsi d’acqua. Le condizioni di giacitura, esposizione e altitudine sono tali da consentire la produzione di vini di pregio.
Qua si trovano le espressioni più felici della vitivinicoltura campana: vini bianchi quale il Fiano o il Greco, e i vini rossi quale il Taurasi. Le vigne di Fiano e di Greco si sviluppano su terreni sabbiosi e argillosi o su rocce calcaree dai 300 ai 700 metri lungo la valle del fiume sabato, affluente di sinistra del più noto fiume Calore. Nella valle del fiume Calore, invece, si possono trovare le vigne di Aglianico (ovvero vitigno del Taurasi DOCG) la quali si sviluppano tra i 300 e gli 800 metri. I terreni hanno profili giovani e immaturi e poggiano il più delle volte direttamente sui loro substrati pedogenetici, sia roccia dura e compatta sia rocce tenere argillose e sabbiose. Sotto il profilo enologico, il contenuto elevato di argilla ha influenza positiva sulla qualità delle produzioni, particolarmente durante i periodi di siccità estiva, consentendo una più regolare maturazione delle uve con un buon mantenimento dei livelli di acidità. Altrettanto positiva la ricchezza in potassio e magnesio scambiabile che conferisce ai vini intensità di profumi, buona struttura ed equilibrio.
Le condizioni che caratterizzano l’areale sono pressoché ideali per un processo di maturazione caratterizzato da gradualità ed equilibrio tra tenore zuccherino e acidità, consentendo l’ottenimento di produzioni enologiche di altissima qualità. Tale favorevole situazione è chiaramente dovuta alla posizione geografica e all’orografia del territorio. In generale, il clima invernale è rigido, non di rado ci sono precipitazioni a carattere nevoso, come il clima estivo è alquanto mite.
T a u r a s i
L’area di produzione della DOCG nata nel 1993 comprende 17 comuni. La scelta del nome si spiega con l’importanza storica assunta dallo scalo ferroviario di Taurasi nei primi anni del ‘900, l’epoca d’oro del vino irpino: le ingenti produzioni dell’epoca confluivano qui prima di essere smistate verso le destinazioni finali (Toscana, Piemonte, Veneto, Francia, che in quel periodo stavano ricostituendo i vigneti Dopo l’epidemia fillosserica, giunta più tardi in Italia meridionale).
È una zona piuttosto eterogenea da un punto di vista pedoclimatico e altimetrico: nel distretto del Taurasi convivono vigneti collocati attorno ai 300 metri (concentrati soprattutto nella fascia nord al confine con la provincia di Benevento) con siti posizionati ad oltre 600 metri (specialmente nel settore sud, a ridosso dei monti Picentini).
Tra le varie aree possono presentarsi differenze di alcune settimane nella maturazione e nella raccolta dell’aglianico, effettuata in un’annata normale tra la prima decade di ottobre e la seconda decade di novembre.
Altro aspetto da considerare è la grande variabilità dei suoli: tutta l’area è accomunata da una base argilloso-calcarea che si combina ad elementi di origine vulcanica (tufi, pomici, lapilli, ceneri), arenarie, scisti, disegnando giaciture molto diverse anche in spazi ravvicinati.
Il Taurasi deve essere prodotto con almeno l’85% di uve aglianico; per la restante parte possono concorrere altre varietà raccomandate o autorizzate in provincia. Prima della commercializzazione è necessaria una maturazione di tre anni (quattro per la Riserva), di cui almeno uno in botti di legno (18 mesi per la Riserva).
G r e c o d i T u f o
Denominazione di Origine Controllata e Garantita dal 2003 la DOP Greco di Tufo è la più piccola delle tre DOCG irpine per estensione territoriale. L’area di produzione comprende 8 comuni.
È una zona sicuramente più omogenea da un punto di vista pedoclimatico rispetto a quelle del Taurasi e del Fiano di Avellino, caratterizzata dall’influenza del fiume Sabato che divide in due l’areale, dalla presenza di pendii ripidi, da terreni argilloso-calcarei combinati con stratificazioni vulcaniche, sabbie e composti minerali, in particolare zolfo, visibile ad occhio nudo in vere e proprie venature affioranti in superficie.
Fattori di eterogeneità sono invece rappresentati prima di tutto dalle altitudini dei vigneti i quali sono distribuiti tra i 300 e i 700 metri, ma la variabilità delle condizioni riguarda anche il microclima, i sistemi di allevamento, le esposizioni, le dimensioni degli impianti solitamente molto piccoli.
Le tipologie previste dal disciplinare sono quattro: Greco di Tufo, Greco di Tufo Riserva, Greco di Tufo Spumante e Greco di Tufo Spumante Riserva, tutte prodotte con uve greco per almeno l’85%, mentre possono contribuire al restante 15% uve di coda di volpe insieme ad altre varietà raccomandate o autorizzate in provincia di Avellino.
F i a n o d i A v e l l i n o
Denominazione di Origine Controllata e Garantita dal 2003, la DOP Fiano di Avellino è la più ampia delle tre DOCG irpine per estensione territoriale. L’area di produzione comprende 26 comuni, distribuiti nella sezione occidentale della provincia, tra la Valle del fiume Calore, la Valle del fiume Sabato e i pendii a ridosso del massiccio montuoso del Partenio.
È un distretto piuttosto eterogeneo per altitudini, esposizioni e natura dei terreni, che mette in evidenza una serie di espressioni legate fortemente ai caratteri delle singole sotto-aree o addirittura delle singole vigne.
Le altitudini oscillano dai circa 300 agli oltre 650 metri sul livello del mare, la stessa variabilità si ritrova nei terreni, di base argilloso-calcarea con elementi vulcanici, di tessitura più sciolta in alcune zone, più tenace e compatta in altre, addirittura impianti su roccia viva in altri siti ancora.
Il disciplinare prevede due tipologie: Fiano di Avellino e Fiano di Avellino Riserva, prodotte con uve fiano per almeno l’85%, mentre possono contribuire al restante 15% uve di greco, coda di volpe e trebbiano, insieme ad altre varietà raccomandate o autorizzate in provincia di Avellino.